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Energia elettrica
Cosa significa passare al mercato libero?
Il 1° luglio 2007 in Italia è partita la completa liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica. Tutti, imprese o privati, possono quindi scegliere un nuovo fornitore di energia, individuando sul mercato l’offerta ritenuta più vantaggiosa. Tutto ciò ha generato una concorrenza tra i fornitori di energia elettrica, volta a promuovere una pluralità di offerte con caratteristiche e benefici differenziati.
Per quale motivo dovrei cambiare fornitore e scegliere LampOn?
Perché LampOn è un interlocutore affidabile, efficiente e presente sul territorio italiano con la propria rete. Perché LampOn applica prezzi competitivi, offre un livello di servizio ottimale e propone un portafoglio di offerte flessibile e diversificato.
Come faccio a diventare Cliente LampOn?
Pensiamo a tutto noi: la nostra rete si farà carico carico di tutti gli adempimenti necessari per avviare la fornitura LampOn seguendoti passo dopo passo e garantendoti l’assistenza necessaria durante tutto il periodo di fornitura.
Chi mi garantisce la continuità della fornitura se passo al mercato libero?
Il Distributore locale garantirà la continuità della fornitura senza alcun rischio di rimanere senza energia durante il passaggio dal precedente fornitore a LampOn.
Chi comunicherà recesso al mio precedente fornitore?
Pensiamo a tutto noi. LampOn provvederà a richiedere il recesso al precedente fornitore. Occorrerà semplicemente indicare l’attuale fornitore al momento della stipula del contratto.
Se cambio fornitore devo cambiare il contatore?
No. Non è necessario alcun intervento tecnico all’impianto ed al contatore.
Come richiedere un’offerta per la fornitura di energia elettrica?
Per richiedere un’offerta compila il form con i tuoi dati personali.
Cos’è il codice POD, dove posso trovare il codice POD sulla mia vecchia fattura?
Il POD è il codice alfanumerico, identificativo univoco nazionale, di 14 caratteri che inizia per “IT”. Esso serve ad individuare in maniera univoca il punto di prelievo. Puoi trovarlo nelle prime pagine della fattura oppure premendo il pulsante del tuo contatore elettronico.
Gas naturale
Cosa significa passare al mercato libero?
Dal 1° gennaio 2003, i clienti possono liberamente scegliere il proprio fornitore di gas naturale. Chi esercita questo diritto, entra nel cosiddetto “mercato libero”. Nel mercato libero le condizioni economiche e contrattuali di fornitura di gas naturale non sono fissate dall’AEEGSI (Autorità per l’ energia elettrica , gas naturale e sistema idrico) ma concordate tra le parti.
Per quale motivo dovrei cambiare fornitore e scegliere LampOn?
Perché LampOn è un interlocutore affidabile, efficiente e presente sul proprio territorio con la propria rete. Perché applica prezzi competitivi, offre un livello di servizio ottimale e propone un portafoglio offerte flessibile e diversificato.
Come faccio a diventare Cliente LampOn?
Pensiamo a tutto noi: la nostra rete carico di tutti gli adempimenti necessari per avviare la fornitura LampOn seguendoti passo dopo passo e garantendoti l’assistenza necessaria durante tutto il periodo di fornitura.
Chi mi garantisce la continuità della fornitura se passo al mercato libero?
Il Distributore locale garantirà la continuità della fornitura senza alcun rischio di rimanere senza energia durante il passaggio dal precedente fornitore a LampOn.
Chi comunicherà recesso al mio precedente fornitore?
Pensiamo a tutto noi. LampOn provvederà a richiedere il recesso al precedente fornitore. Occorrerà semplicemente indicare l’attuale fornitore al momento della stipula del contratto.
Se cambio fornitore devo cambiare il contatore?
No. Non è necessario alcun intervento tecnico all’impianto ed al contatore.
Come richiedere un’offerta per la fornitura di energia elettrica?
Per richiedere un’offerta compila il form con i tuoi dati personali.
Cos'è il servizio di tutela?
È il servizio di fornitura di gas a condizioni economiche e contrattuali stabilite dall’AEEGSI (Autorità per l’ energia elettrica , gas naturale e sistema idrico). È rivolto ai clienti domestici e ai condomini con uso domestico con consumi annui non superiori a 200.000 Smc.
Il cliente è servito nel Servizio di tutela se non ha mai cambiato fornitore dopo il 31 dicembre 2002 o se ha scelto, fra le proposte del fornitore, quella a condizioni regolate.
Cos’è il codice PDR?
Il codice PDR (Punto Di Riconsegna) rappresenta il codice univoco che identifica il contatore di gas. Il PDR non cambia anche se si cambia fornitore del gas o si effettuino volture o subentri.
Che cos’è la copertura assicurativa sulla fornitura di gas metano?
Chiunque usi, anche occasionalmente, gas metano o altro tipo di gas fornito tramite reti di distribuzione urbana o reti di trasporto, beneficia in via automatica di una copertura assicurativa contro gli incidenti da gas, ai sensi della deliberazione 191/2013/R/gas dell’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico.
L’assicurazione è gratuita e per essere assicurati è sufficiente essere intestatari di un contratto di fornitura gas.
La copertura assicurativa è valida su tutto il territorio nazionale; da essa sono esclusi:
- i clienti finali di gas metano diversi dai clienti domestici o condominiali domestici e dai soggetti che svolgono attività di servizio pubblico, caratterizzati da un consumo annuo superiore a 200.000 metri cubi alle condizioni standard;
- i consumatori di gas metano per autotrazione.
Le garanzie prestate riguardano: la responsabilità civile nei confronti di terzi, gli incendi e gli infortuni, che abbiano origine negli impianti e negli apparecchi a valle del punto di consegna del gas (a valle del contatore). L’assicurazione è stipulata dal CIG (Comitato Italiano Gas) per conto dei clienti finali.
Per ulteriori dettagli in merito alla copertura assicurativa e alla modulistica da utilizzare per la denuncia di un eventuale sinistro si può contattare lo Sportello per il consumatore di energia al numero verde 800.166.654 o con le modalità indicate nel sito internet www.autorita.energia.it.
Telefonia mobile
È possibile cambiare operatore telefonico mantenendo il mio numero?
Assolutamente sì. Parliamo della cosiddetta portabilità del numero (o number portability), ovvero la possibilità di cambiare operatore telefonico mantenendo invariato il proprio numero di cellulare.
Devo attivare un abbonamento: di quali documenti ho bisogno?
Per attivare un abbonamento è sufficiente fornire le principali informazioni anagrafiche (nome, cognome, data e luogo di nascita) e di residenza/domicilio. I documenti normalmente richiesti per le attivazione di offerte telefonia mobile invece sono:
- codice fiscale;
- carta di identità;
- dati di pagamento: solitamente gli abbonamenti si pagano con carta di credito o RID, per cui va indicato il numero della carta, la scadenza e l’intestatario.
Se ho un problema con la compagnia telefonica, come posso tutelarmi?
In materia di offerte telefonia mobile, generalmente se incorrono dei problemi con la compagnia è bene contattare il proprio operatore: molto probabilmente saprà fornirvi subito la soluzione. Se ciò non è abbastanza, tuttavia, esistono decreti e disposizioni molto precise che disciplinano le controversie tra clienti e operatori.
Ho una ricaricabile ma voglio passare ad un abbonamento: come faccio?
Passare da una ricaricabile ad un piano abbonamento è molto semplice. Per le offerte telefonia mobile, non è più necessario presentarsi presso un punto vendita o un centro assistenza e compilare vari moduli: oggi è infatti possibile richiedere il passaggio online o addirittura al telefono. In quest’ultimo caso il contratto viene registrato verbalmente al telefono, in quanto l’operatore provvede alla lettura dei termini dello stesso e l’utente conferma o meno il suo assenso. In ogni caso, è necessario possedere una carta di credito o un conto corrente ove sia possibile effettuare un RID (in alternativa si potrà pagare con bollettini postali).
L’eventuale credito in avanzo sulla SIM ricaricabile (che in ogni caso va sostituita con un’altra, per cui in negozio verrà consegnata direttamente mentre per le attivazioni a distanza verrà spedita a casa) verrà accreditato alla prima fattura.
Attenzione ai depositi cauzionali: spesso nell’attivazione di un abbonamento sarà necessario addebitare nella prima fattura una cifra cauzionale fino a un massimo di 100 euro, che verrà restituita alla conclusione del contratto di abbonamento (questa cauzione non è prevista per pagamenti con carta di credito).
Come funziona lo scatto alla risposta?
Lo scatto alla risposta, solitamente conteggiato nell’ordine dei centesimi, viene addebitato nel momento in cui si stabilisce la comunicazione fra due utenti e solitamente è a carico di chi chiama.
Generalmente è un costo inserito all’interno delle offerte telefonia mobile e promozioni proposte dalle varie compagnie (tant’è che viene inserita la dicitura “senza scatto alla risposta”), mentre nei piani telefonici “tradizionali” veniva escluso dai costi previsti di telefonate, sms e dati.
Devo andare all’estero: quanto mi costano telefonate, sms e traffico dati?
Ogni operatore prevede dei costi extra per le chiamate, gli sms e il traffico dati di cui si usufruisce una volta all’estero. I costi delle offerte telefonia mobile cambiano anche in base ai paesi: quelli europei comporteranno costi minori rispetto a quelli extra europei, ma in ogni caso parliamo di quote superiori alle attività effettuate su territorio nazionale.
Anche in questi casi però è possibile usufruire di promozioni e tariffe roaming che, ad un costo fisso giornaliero, permettono di chiamare, inviare messaggi e navigare in internet illimitatamente o a quote di traffico (determinati minuti/sms/gb).
Tuttavia, ad aprile 2014 il Parlamento Europeo ha votato per l’abolizione del roaming entro il 2015: in attesa del voto definitivo del Consiglio dei ministri dell’Unione Europea, il cui assenso porterà a un calo considerevole delle tariffe mobili, i costi rimangono piuttosto alti e la soluzione migliore resta quella di attivare una promozione giornaliera con il proprio operatore.
Come verifico la copertura di rete del mio cellulare?
Per verificare se il proprio telefono è coperto dalla rete ci sono varie possibilità. In primis è possibile verificarlo andando sui siti ufficiali dei vari operatori delle offerte telefonia mobile, dove sono solitamente disponibili la mappe copertura, sulle quali, selezionando la zona di nostro interesse, è possibile visualizzare il livello di copertura di una data tecnologia (2G, 3G ma anche 4G). In formati visivi diversi, a volte tramite una vera e propria mappa, altre volte tramite simboli specifici sulla cartina, sarà comunque possibile visualizzare la copertura di rete.
Un’alternativa invece consiste nell’utilizzare uno dei tanti servizi online gratuiti forniti da svariati siti che permettono di visualizzare la copertura dei diversi segnali 2G (GPRS/GSM), 3G (HSDPA/UMTS) e 4G (LTE) sia in Italia che nel mondo, in base al gestore telefonico.
Cosa devo fare in caso di furto del telefono?
In caso di furto devi chiamare subito il tuo operatore per sospendere la SIM presente nel telefono ed accertarti che nessuno possa chiamare, mandare SMS o usare Internet dal tuo numero. In seguito, sporgi denuncia (di furto o di smarrimento) presso le Autorità di Pubblica Sicurezza o prepara una dichiarazione sostitutiva (autocertificazione). Nella denuncia è consigliabile inserire il codice IMEI identificativo del tuo telefono cellulare.
Puoi richiedere anche via web il blocco del cellulare, per far sì che nessuno lo possa usare. Qualora dovessi ritrovare il telefono, puoi sempre richiederne lo sblocco e riattivare le offerte telefonia mobile.
Telefono fisso, Fibra Ottica e ADSL
Come si attiva un’utenza telefonica fissa?
Per attivare una linea di telefonia fissa è necessario fare richiesta alla società di telecomunicazione prescelta. Il costo di attivazione varia in base al gestore ed è spesso legato alle promozioni inerenti la tariffa sottoscritta.
Cos’è un Internet Service Provider?
Un Internet Service Provider, ISP (dall’inglese “fornitore di servizi Internet”), è una società che fornisce agli utenti che hanno stipulato un contratto con il provider stesso l’accesso ai servizi Internet.
È necessario disporre di una linea Telecom Italia per avere accesso alla linea ADSL?
Per poter utilizzare l’ADSL bisogna avere una linea a cui collegare il servizio di internet. Questa non deve necessariamente essere Telecom Italia/TIM ma può essere di altri operatori.
È possibile attivare una linea ADSL sul proprio numero?
Per procedere con l’attivazione di una linea ADSL, occorre verificare la copertura del servizio, accertandosi che su proprio numero sia possibile attivare una connessione a banda larga.
È possibile attivare la linea dati solo ADSL senza telefono fisso?
È possibile attivare la linea dati solo ADSL senza il telefono fisso presso la tua abitazione e sono diverse le offerte dedicate. Ecco tutte le informazioni utili per attivarla e i consigli per non sbagliare nella scelta.
È possibile una connessione internet senza linea fissa?
Esistono ormai diverse soluzioni che garantiscono la navigazione Internet e che non comportano il pagamento del canone Telecom: abbonamenti con la sola ADSL molto vantaggiosi, servizi in FWA o con collegamenti completamente wireless.
Quanto costa attivare una linea telefonica o ADSL?
Quanto costa attivare una linea telefonica o ADSL? I costi e le modalità per rendere operativa la linea possono variare in base all’operatore scelto. Vediamo cosa prevedono i principali operatori di telefonia.
Come si può attivare una linea internet senza telefono fisso?
Con la liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni, sempre più operatori propongono lo stesso servizio di fornitura della linea telefonica un tempo offerto solo da Telecom Italia, e con esso l’accesso alla rete senza contratto telefonico.
Si può avere Internet a casa senza telefono?
Gli operatori telefonici offrono anche servizi di connessione a Internet che non usano alcuna linea fissa: si tratta di soluzioni totalmente wireless che necessitano di un modem dedicato o di una parabola in grado di ricevere il segnale internet.
Come avere internet senza fili a casa?
Scopri come avere internet senza fili a casa. Ti mostreremo le diverse possibilità presenti sul mercato e potrai scegliere quella che maggiormente fa al caso tuo, risparmiando e navigando dove e quando vuoi.
È necessario acquistare un modem ADSL?
I principali operatori prevedono un modem ADSL all’interno delle loro offerte. Se bisogna collegare un solo computer alla linea ADSL é sufficiente un modem ADSL, mentre se vi sono più computer é indispensabile un router.
Qual è la differenza tra modem e router?
Router o modem USB? La scelta fra l’uno o l’altro dipende dal proprio comportamento di consumo. Scopri la differenza e quali sono i migliori modem-router delle principali compagnie telefoniche adatti alle tue esigenze.
Quali sono le tecnologie di trasmissione più utilizzate?
Le tecnologie per la connessione a internet sono numerose. Riconoscere la differenza tra ADSL, fibra ottica, WiMax e connessione satellitare permette di scegliere al meglio l’offerta più vicina alle proprie esigenze.
Qual è la differenza fra ADSL e fibra ottica?
ADSL e fibra ottica sono entrambe tecnologie di trasmissione dati, la scelta fra l’una e l’altra è dettata esclusivamente dalle proprie esigenze di connettività, e dalla copertura sul territorio dei rispettivi servizi.
FTTC e FTTH, qual è la differenza?
In questo articolo vi spiegheremo la differenza tra FTTC e FTTH, le due più diffuse modalità di connessione nella fibra ottica. Vi diremo qual è la soluzione più veloce e come fare per scoprire qual è disponibile nel vostro comune.
Cos'è un filtro ADSL e come funziona?
In questo articolo vi diremo cos’è il filtro ADSL, come funziona, quanti tipi ne esistono e quando è necessario installarne uno per migliorare la vostra linea telefonica, evitando le interferenze sulla linea ADSL.
Come si cambia operatore internet e quali sono le tempistiche?
Se il cliente fruisce già di una connessione a Internet, dovrà scegliere un nuovo operatore telefonico e informarlo della volontà di migrare la propria utenza presso quest’ultimo.
Come si procede per recedere da un contratto con un operatore internet?
In seguito alla liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni, gli utenti possono passare liberamente da un operatore a un altro e recedere dal contratto in anticipo rispetto alla naturale scadenza dello stesso.
Cosa fare in caso di frequenti malfunzionamenti del servizio?
I gestori telefonici hanno l’obbligo di fornire il servizio in modo regolare e continuo. Eventuali malfunzionamenti della linea telefonica devono essere gestiti tempestivamente, in linea con i termini stabiliti dalla Carta dei servizi.
Adsl velocità minima garantita: cos'è?
Gli Internet Service Provider devono garantire una velocità adsl minima, denominata anche banda minima garantita, sia per il trasferimento dati sia per la loro ricezione, a prescindere dai fattori tecnici legati alla rete dell’operatore.
Qual è la differenza tra velocità Agcom e velocità dichiarata dagli operatori?
La velocità specificata dalle aziende è teorica: indica la velocità massima che la connessione può potenzialmente raggiungere. La velocità Agcom invece tiene conto delle variabili che interferiscono con la connessione.
Che cos’è il test di velocità o speed test?
I test di velocità della connessione a Internet sono uno strumento semplice ma efficace per avere una misura della velocità reale alla quale la nostra connessione alla rete è in grado di trasferire dati. Un parametro spesso determinante nella scelta dell’operatore telefonico.
Qual è l’offerta ADSL migliore?
Per trovare l’offerta migliore si deve specificare se si desidera una linea solo ADSL o una connessione a Internet + telefono; poi, in base alle proprie abitudini di consumo, scegliere l’abbonamento più adatto fra quelli proposti dal servizio.
A chi conviene una tariffa ADSL flat?
Una tariffa ADSL flat prevede un costo fisso a prescindere dall’utilizzo della connessione ADSL e con la possibilità di navigazione su Internet illimitata: scopri a chi conviene e quali sono i vantaggi della tariffazione flat.
Come verificare la copertura ADSL?
Prima di verificare le offerte adsl e fibra più convenienti del momento e scegliere quella più adatta alle nostre esigenze, è necessario verificare da quali compagnie è coperta la nostra zona.
Come verificare la copertura fibra ottica?
Cos’è la fibra ottica, quali sono le diverse tipologie e come verificare la copertura disponibile presso la propria abitazione quando si vuole attivare una connessione in fibra? Leggi qui di seguito per trovare risposta a tutti i tuoi interrogativi.
Codice migrazione: cos’è e come si verifica?
Vorresti cambiare operatore di telefonia fissa ma non sai come fare? Vorresti avere maggiori informazioni sul codice di migrazione utile per fare il passaggio? Ecco qui tutte le informazioni per passare ad un altro operatore.
Fotovoltaico
Come Funziona un pannello solare fotovoltaico?
Si basa sull’effetto fotovoltaico. Alcuni materiali hanno la proprietà fisica di trasformare la radiazione solare in elettricità.
Potrò avere energia elettrica anche di notte?
No, i pannelli fotovoltaici non producono elettricità in assenza di luce. Tuttavia, puoi accumulare l’energia elettrica durante il giorno in un sistema di storage e usarla di notte.
Sono convenienti? Esiste un risparmio sulla bolletta della corrente?
Molti si domanderanno: “installare i pannelli solari fotovoltaici conviene oppure no?” Questa è la tipica e lecita domanda che ogni persona interessata al fotovoltaico si pone. Rispondiamo subito alla domanda in questo modo: “dipende dal quadro normativo”. In breve, l’introduzione del conto energia consente di ammortizzare gli investimenti in pochi anni, si rinuncia a qualsiasi contributo iniziale all’acquisto ma si rivende l’energia elettrica prodotta a una tariffa incentiva. La recente approvazione del Conto Energia ha reso conveniente realizzare un impianto fotovoltaico.
Quanto costano?
Il costo finale di un impianto fotovoltaico di medie dimensioni può oscillare da 8.000 euro in poi, in funzione delle esigenze di consumo energetico e dalle caratteristiche della propria abitazione. Nel caso dei tetti piani, robusti e ben esposti alla luce solare il costo è notevolmente inferiore rispetto ai tetti inclinati o poco esposti.
Quando dura un impianto fotovoltaico?
Circa 20-30 anni. La durata dipende essenzialmente dalla tecnologia, dalla qualità del prodotto e dalla manutenzione. In genere circa 20 anni.
Posso usufruire di incentivi statali?
Si, esistono dei contributi pubblici per chi installa i pannelli fotovoltaici. Ad esempio, il Conto Energia. Per accedervi bisogna però fare domanda. Le pratiche burocratiche sono complesse e spesso le regole variano ogni anno, ma possono essere svolte con l’aiuto dell’installatore FV a cui ci si rivolge per la realizzazione dell’impianto.
Quali tipi di impianti fotovoltaici esistono?
Sistemi stand alone (isolati).
Questi sistemi FV non sono connessi alla rete elettrica pertanto non cedono l’energia prodotta in eccesso alla rete ma la accumulano in apposite batterie locali. L’energia immagazzinata consentirà l’erogazione in un secondo tempo (es. illuminazioni stradali in zone di montagna). Questi sistemi hanno l’indubbio vantaggio di fornire energia elettrica in luoghi ancora scoperti dalla rete elettrica e risolvere quindi il problema delle utenze difficili (il cui costo sociale di allacciamento alla rete elettrica è elevato).
Sistemi grid connect (connessi alla rete elettrica)
Questi sistemi hanno un collegamento diretto con rete elettrica e possono scambiare energia elettrica (es. vendendo alla rete nazionale l’energia prodotta in eccesso dai pannelli solari rispetto al consumo). In questi casi l’utenza può contare sia sull’ensull’energia elettrica prodotta dal pannello fotovoltaico sia dalla normale erogazione di energia della rete nazionale. Il costo finale in bolletta sarà il saldo algebrico tra i due flussi di energia. Gli impianni “grid connect” possono essere di piccole dimensioni (es. piccole utenze) o di grandi dimensioni (es. centrali fotovoltaiche). Il principio di funzionamento è simile in entrambi i casi: l’energia elettrica prodotta dai pannelli solari ceduta direttamente alla rete elettrica nazionale e conteggiata a credito da uno speciale contatore del gestore della rete elettrica.
Quanta energia potrò ricavare dall'impianto?
Superficie dell’impianto
L’inclinazione ideale dei pannelli solari rispetto al terreno è di 30°. Per le altre pendenze la perdita oscilla dal -10% per inclinazioni orizzontali (tetto piano) e -35% per inclinazioni completamente verticali (pareti esterne).
Posizione dei pannelli rispetto al sole
I pannelli devono essere esposti a sud per ricevere il max. irraggiamento solare. Orientando i pannelli verso sud-est o verso sud-ovest si ottiene una perdita del -5%. È importante anche correggere l’inclinazione in base alla propria latitudine. L’inclinazione dei pannelli deve essere aggiustata con angolo di inclinazione pari alla latitudine locale sottratta di 10° circa.
Potenza della radiazione solare
L’energia solare irraggia diversamente una località del nord e del sud Italia. Basti considerare i diversi valori di insolazione media di Milano (1372,4 kWh/m2 anno), di Roma (1737,4 kWh/m2 anno) e di Trapani (1963,7 kWh/m2 anno). Anche le caratteristiche morfologiche e atmosferiche della zona hanno un ruolo importante nel determinare la potenza della radiazione solare e la raccolta di energia fotovoltaica.
Efficienza dei moduli FV
In condizioni “standard” d’insolazione (1000 W/m2, temperatura del modulo di 25°C) si stima che l’efficienza dei moduli fotovoltaici oscilli mediamente tra 10-12,5%.
Efficienza del BOS
Per BOS si intende l’insieme dei dispositivi e dei componenti elettrici necessari per trasferire l’energia prodotta dai moduli fotovoltaici fino alla rete elettrica. Un valore dell’85% è generalmente considerato accettabile.
Es. dato il valore di insolazione media annua di Roma (1737.4 kWh/m² anno) 8 metri quadri di pannelli coprono una superficie potenziale di 1737.4 kWh x 8 = 13.899,2 kWh. L’efficienza dei moduli permetterà di convertirne il 10% in energia elettrica, ovvero 1.389 kWh. Considerando poi anche l’efficienza media del BOS pari al 85%, 1389 kWh x 85% otteniamo 1181 kWh. Complessivamente, 8 metri quadri di pannelli solari a Roma produrranno 1.181 kWh annuali di corrente alternata.
Quali sono i vantaggi ambientali?
Gli impianti fotovoltaici riducono la domanda di energia da altre fonti tradizionali contribuendo alla riduzione dell’inquinamento atmosferico (emissioni di anidride carbonica generate altrimenti dalle centrali termoelettriche). L’emissione di anidride carbonica “evitata” ogni anno è facilmente calcolabile. È sufficiente moltiplicare il valore di energia elettrica prodotta dall’impianto fotovoltaico per il fattore del mix elettrico italiano (0,531 Kg Ci2/kWhel).
Moltiplicando poi l’anidride carbonica “evitata” ogni anno per l’intera vita dell’impianto fotovoltaico, ovvero per 30 anni, si ottiene il vantaggio sociale complessivo. Nel precedente esempio, l’impianto fotovoltaico durante la sua vita “evita” la produzione di 15.930 Kg di CO2 e facilita il rispetto del Protocollo di Kyoto.
Impatto sul paesaggio: la modularità dei pannelli solari consente di integrare i moduli sulle superfici esistenti delle abitazioni, normalmente sui tetti. L’impatto ambientale e paesaggistico è pertanto nullo.
Il mercato del fotovoltaico
Il mercato internazionale del fotovoltaico è in rapida crescita. La diffusione della microgenerazione d’energia elettrica favorisce la differenziazione dell’approvvigionamento energetico nazionale. In Italia il programma di incentivazione “Programma Tetti Fotovoltaici” non ha ottenuto il successo sperato. Il quadro normativo tedesco ha invece consentito migliori risultati raggiungendo in pochi anni circa 700 MW di potenza installata fotovoltaica nella sola Germania.
È possibile accumulare l'energia solare?
Si, l’energia elettrica prodotta dall’impianto fotovoltaico può essere stoccata in sistemi di accumulo o storage. In questo modo, l’elettricità può essere usata anche nelle ore successive o di notte.
Caldaie
Quale tipologia di caldaia ha il miglior rendimento calorico?
La caldaia con migliore rendimento calorico è la tipologia a condensazione, in quanto offre il riscaldamento dei locali e riutilizza il calore dei fumi di combustione, che altrimenti verrebbero persi, per riscaldare l’acqua del sistema idrico sanitario.
Vivo in un piccolo appartamento, quale tipologia di caldaia posso installare?
In un appartamento è possibile installare una caldaia a camera stagna che non ha bisogno di un grande spazio per l’installazione e può essere collocata anche all’interno dell’abitazione.
Vivo in un'abitazione con due piani, quale tipologia di caldaia posso installare?
La tipologia di caldaia che meglio assicura l’ottimale riscaldamento e una buona produzione di acqua calda sanitaria è la caldaia a basamento a condensazione, con possibilità di essere integrata ad un serbatoio di accumulo per avere maggiore autonomia.
Vivo in un condominio, quale tipologia di caldaia posso installare?
La tipologia di caldaia da installare in un condominio è la caldaia centralizzata, con orari di accensione decisi dall’assemblea condominiale.
Ho una caldaia a produzione d'acqua calda istantanea, perché spesso l'acqua non è molto calda?
Questa tipologia di caldaia a produzione d’acqua calda istantanea non è dotata di un serbatoio di accumulo, per cui riscalda l’acqua “sul momento”. La temperatura dell’acqua sanitaria, per questo motivo, è in rapporto al suo utilizzo e al numero di rubinetti aperti. Per avere la temperatura richiesta, è sufficiente ridurre la portata di acqua al rubinetto.
Se la caldaia non produce la temperatura di riscaldamento desiderata?
Se il riscaldamento della caldaia presenta un sistema autonomo, è necessario regolare il termostato e sollevare la temperatura, sempre rispettando i limiti di legge di 20°, mentre se la caldaia è centralizzata perché abitate in un condominio, se non avete il contratto con la contabilizzazione in cui è possibile termoregolare la temperatura, non potete farci niente.
Quale temperatura deve avere il termostato ambiente per ridurre i consumi?
La legge stabilisce un limite massimo di 20 °C, con un risparmio di oltre il 5%, se si riesce a mantenere questa temperatura.
Se devo assentarmi durante l'inverno, quali precauzioni devo adottare per proteggere la mia caldaia?
Se il periodo di assenza invernale è molto lungo, è consigliabile svuotare l’impianto o inserire un liquido antigelo.
Nel locale in cui è installata la caldaia fuoriesce aria fredda dall'apertura di aerazione, come posso chiuderla?
Non è possibile chiudere questa apertura, in quanto fondamentale al funzionamento della caldaia: impedirebbe lo scarico dei gas di combustione, diventando un processo molto pericoloso.
Se la caldaia si blocca?
Se la caldaia si blocca con la spia dell’indicatore di pressione lampeggiante, significa che è necessario ripristinare l’acqua aprendo il rubinetto blu, collocato sotto la caldaia, fino al momento in cui appare la pressione di 1,2 bar sul display.
Se alcuni termosifoni non funzionano?
Il malfunzionamento di alcuni termosifoni è dovuto al materiale costruttivo degli elementi radianti, l’alluminio, il quale crea la formazione di aria all’interno. Per ovviare questo problema, è necessario spurgare l’aria dalle valvole di sfiato presenti sui termosifoni e verificare la pressione dell’acqua presente sull’indicatore della caldaia.
Come posso certificare la manutenzione della mia caldaia?
Per certificare la manutenzione della caldaia è necessario comunicare al proprio Comune – se presenta un numero di abitanti superiore ai 40.000 – o alla Provincia, l’avvenuta manutenzione e il contributo corrisposto per le ispezioni dell’impianto.
Quanto dura la certificazione della manutenzione della caldaia?
La certificazione della caldaia ha una durata di due stagioni termiche che vanno dal 1 agosto al 31 luglio dell’anno successivo in cui si è eseguito un intervento di manutenzione.
La caldaia a condensazione necessita di un tubo di collegamento in più?
Sì, le caldaie a condensazione sono dotate di un tubo in più rispetto alla tipologia di caldaia tradizionale, in quanto questo è lo scarico della condensa di combustione.
Posso installare una caldaia a condensazione all'esterno della mia abitazione?
Si. In commercio sono presenti tipologie di caldaie a condensazione con sistemi di protezione che possono essere installate anche in ambienti esterni. Fermo restando che è consigliabile curare l’installazione per evitare che il condotto di scarico della condensa si occluda con il ghiaccio del periodo invernale, causando il blocco della caldaia.
Climatizzatori
Cos'é e come funziona un condizionatore d'aria?
Per chiarire questo quesito fondamentale varrà la pena di dilungarci un poco:
– concetti di base. Un condizionatore funziona sfruttando alcune leggi della termodinamica e le proprietà di un gas nobile, il Freon. Tutti i gas quando si comprimono si riscaldano e poi, una volta raffreddati, diventano liquidi. In seguito alla compressione, alcuni gas speciali come il Freon aumentano di temperatura in modo eccezionale. Con circa venti atmosfere di pressione (dieci volte quella dei pneumatici della vostra auto), il Freon passa da una temperatura di 12°C alla bellezza di 80°C, dopo raffreddandosi, come abbiamo detto, diventa liquido. Ora se si forza a passare un gas liquefatto attraverso un buchino, questo espandendosi diventa freddo, il Freon freddissimo.
– com’é fatto. Il condizionatore é per lo più costituito da due parti, una che é posta all’interno dell’ambiente e una che é posta all’esterno all’aria aperta (vedi sotto – come funziona). Queste sono collegate tra loro da tubi di Rame, dove circola il Freon, e cavi elettrici. Gli elementi contenuti nella parte interna sono: uno scambiatore di calore e un ventilatore; quelli presenti nelle parte esterna sono: un compressore, uno scambiatore di calore e un ventilatore. Il compressore é una pompa elettrica che comprime il gas Freon. Per capire invece cos’é uno scambiatore faremo l’esempio del vostro frigorifero dove la cella all’interno, che é il primo scambiatore, cede freddo all’aria e i cibi si raffreddano, e dove la serpentina all’esterno dietro il frigorifero, che é l’altro scambiatore, cede il calore sottratto all’interno all’aria.
– come funziona. Questo sotto è lo schema di funzionamento del condizionatore. Lo scambiatore “A” é all’interno dell’ambiente e si chiama evaporatore, quello “C” é all’esterno e si chiama condensatore, in tutto il circuito circola il gas Freon, ma il suo stato e la sua temperatura sono molto diversi a seconda di dove si trova. Cerchiamo di capire cosa succede partendo dal compressore “B”. Questo compressore comprime il Freon a ben 20 atmosfere e gli fa’ raggiungere la temperatura di circa 80°C. A questa temperatura il Freon arriva allo scambiatore esterno “C”. Anche se fuori ci fossero 40°C, lo scambiatore aiutato dal suo ventilatore “E” cede parte del calore del Freon all’aria. Questo si raffredda e cambia di stato diventando liquido. A questa temperatura e in questo stato viene costretto a passare attraverso un buchino piccolissimo ” D”. Alla sua uscita si dilata diventando in parte gassoso e si raffredda moltissimo scendendo a ci arrivare allo scambiatore “A”, all’interno dell’ambiente. L’evaporatore aiutato dal suo ventilatore “F”, cederà il “freddo” all’aria.
– conclusioni. Che il condizionatore funzioni nella maniera descritta é solo l’inizio. Affinché tutto questo si trasformi in benessere per la nostra persona, bisognerà poter regolare la temperatura e quindi occorrerà un termostato, bisognerà pulire l’aria dalle polveri e pollini, quindi verrà inserito un filtro e infine bisognerà ottenere un giusto grado di umidità dell’aria, cosa che attualmente si otterrà dimensionando bene la macchina rispetto all’ambiente che deve servire.
Cos'é e come funziona un Inverter?
Viene chiamato Inverter il climatizzatore o il refrigeratore d’aria che producendo il “freddo” o anche il “caldo” (se la macchina é una pompa di calore), riesce a risparmiare energia elettrica. Semplicemente é come se il compressore di queste macchine funzionasse come le marce di un’automobile, più serve freddo (es. stanza con finestre socchiuse e tante persone dentro) più va’ forte, meno ne serve (es. stanza chiusa con due persone) più va’ piano. La tecnologia Inverter, mediante la variazione della potenza elettrica assorbita dal compressore, elimina i continui attacca e stacca del motore (condizionatore classico on/off) ottenendo un risparmio di energia elettrica di circa il 30% su otto ore di funzionamento. Inoltre, variando l’emissione del freddo o del caldo secondo la necessità dell’ambiente, stabilizza la temperatura che varia solo di circa 0,5°C intorno a quella impostata, contro i circa ±2°C dei classici condizionatori on/off.
Come si ottiene la deumidificazione dell'aria?
La deumidificazione é una caratteristica poco conosciuta del condizionatore, ma importantissima. Difatti se mai installeremo la nostra macchina, ci accorgeremo che anche a temperature impensabili staremo bene. Ad esempio in camera da letto sarà sufficiente impostare la temperatura a (26-27)°C per stare freschi e asciutti. Quando il climatizzatore é in funzione, la batteria di scambio termico dell’unità interna si raffredda rapidamente, l’aria che ci passa attraverso, vi deposita sopra la propria umidità sotto forma di goccioline di brina, uscendone bella asciutta. Quando poi il climatizzatore si spegna o si riposa, la batteria si riscalda e queste goccioline cadono nella vaschetta dello scarico della condensa e sono espulse. Se il climatizzatore é ben dimensionato nei confronti dell’ambiente da servire, l’umidità della stanza varia dal 40% al 60%, valori che sono ideali per il nostro benessere. Tutti i climatizzatori hanno anche una funzione specifica di de del “freddo” molto rapidi e brevi, questi riescono ad espellere l’umidità ma non a raffrescare l’ambiente.
Come si puliscono i filtri dell'aria?
I filtri sono svariati e di diverse forme, nei casi dove non é richiesta la sostituzione, in generale procedete come segue:
- Sempre e comunque, in qualsiasi caso di manutenzione di un climatizzatore o di qualsiasi apparato sotto tensione, staccate l’alimentazione elettrica alla macchina;
- rimuovete i filtri come decritto nei manuali d’uso;
- soffiateli con un getto d’aria o spruzzateli sotto l’acqua effettuando questa operazione dalla parte contraria a quella di ingresso dell’aria, quindi dalla parte che appare più pulita;
- se i filtri sono in plastica come in molti split residenziali, dopo averli spruzzati si possono anche trattare con i normali detergenti da cucina, avendo cura di usare una spugnetta morbida per non rovinare la trama del filtro, quindi asciugateli bene;
- reinseriteli nella loro sede e ridate l’alimentazione elettrica.
È estremamente importante che periodicamente puliate i filtri del vostro climatizzatore. Non c’é una scadenza esatta, se siete in un luogo polveroso fatelo di frequente, viceversa ogni tanto, ma fatelo almeno prima di metterlo in funzione d’Estate. Respirare l’aria filtrata male fa ammalare, e questa non é colpa del climatizzatore. Inoltre con filtri molto sporchi variano anche i rendimenti della vostra macchina, più sono sporchi meno raffredda. Se sapete di dimenticarvene o per vari motivi non volete o non potete effettuare questa operazione, contattate dei professionisti che vi forniscano un servizio di manutenzione programmata.
Cos'é e come funziona un Ventilconvettore?
Un ventilconvettore é un pannello di varie misure usato per creare un impianto che possa riscaldare o raffreddare con un unico punto di diffusione. Nel ventilconvettore circola acqua calda d’Inverno, prodotta da una normale caldaia a gas e acqua fredda d’Estate, prodotta da un refrigeratore. Esistono anche ventilconvettori solo per il caldo. Questi pannelli a differenza dei normali termosifoni, avendo un ventilatore a bordo e di solito anche un termostato incorporato, fanno raggiungere velocemente all’ambiente il valore di temperatura impostato ed ognuno, nella propria stanza, può regolarsela a piacimento. Se si sceglie la soluzione del ventilconvettore caldo-freddo é importantissimo che l’impianto sia progettato da un ingegnere termo-idraulico che sa come far viaggiare l’acqua fredda nelle tubazioni, in quanto questa é più “dura” a circolare. Diversamente, se il progetto non é efficace o non é stato realizzato a regola d’arte, si avrà l’amara d’estate il “freddo non cammina” e avrete speso un mucchio di soldi inutilmente.
Cos'é e come funziona una Pompa di Calore?
Viene chiamato a pompa di calore il climatizzatore o il refrigeratore d’aria che riesce a produrre sia il “freddo” che il “caldo”. Questo tipo di macchina può essere sia on-off (condizionatore classico) e sia inverter. Per produrre il “caldo” si ha nella macchina un inversione del ciclo del ” freddo”. È come se il climatizzatore cercasse di raffreddare l’esterno, il calore prodotto in questa fase viene quindi rilasciato all’interno e l’ambiente si riscalda. Fate attenzione, proprio perché la macchina cerca di raffreddare l’esterno, più di tanto non può andare e a seconda dei modelli e delle marche si hanno dei limiti di funzionamento. Badate bene che questo non é un difetto ma un limite fisico delle macchine condizionatrici. Infine più la pompa di calore riesce a produrre “caldo” a temperature esterne basse, migliore è la qualità.
Quando bisogna effettuare la ricarica del gas nel circuito?
Non bisogna mai farlo. Il gas circola in un circuito chiuso. Quindi se non c’è una perdita, l’impianto non si scarica mai.
Come cambia la temperatura secondo l'umidità?
Com’è noto il caldo è più pesante quando c’è anche molta umidità. L’effetto di maggiore calore che sentiamo, quando ad alte temperature si accompagnano elevate percentuali di umidità nell’aria, si chiama “Temperatura Apparente”. La tabella illustra alcuni esempi della differenza tra temperatura reale ed apparente secondo il variare dell’umidità:
Chi ha inventato l'aria condizionata?
Willis CARRIER, un ingegnere americano, mise a punto nel 1902 il “primo sistema scientifico” di aria condizionata del mondo e lo installò in una tipografia a Brooklyn, per controllare il livello di umidità che interferiva con la qualità della stampa
Quali sono le classi di efficienza energetica per il funzionamento in pompa di calore (COP)?
L’efficienza di una pompa di calore è misurata dal coefficiente di prestazione “COP”, dato dal rapporto tra energia resa (calore ceduto al mezzo da riscaldare) ed energia elettrica consumata. Un valore del COP pari a tre vuol dire, ad esempio, che per ogni KW d’energia elettrica consumato, la pompa di calore renderà 3KW d’energia termica all’ambiente da riscaldare; uno di questi fornito dall’energia elettrica consumata e gli altri due chilowattora prelevati dall’ambiente esterno.
Quali sono le classi di efficienza energetica per il funzionamento a freddo (EER)?
L’efficienza di un climatizzatore nel funzionamento a freddo è misurata dall’indice di efficienza elettrica “EER”.
Come faccio a calcolare il mio personale fabbisogno di freddo?
Il calcolo qui descritto é generico, ma indicativo del fabbisogno di “freddo” dell’ambiente che avete deciso di climatizzare. Ricordate che ogni camera ha bisogno del suo “punto generico di emissione del freddo”, proprio come fanno i termosifoni per il caldo. Inoltre più potenza frigorifera vi necessita in totale (se climatizzate più ambienti), più deve essere alta la potenza elettrica disponibile al contatore, che é generalmente 3KW nelle nostre case. Ora Inserite negli spazi vuoti della tabella sottostante, i valori richiesti secondo quanto specificato e procedete con il calcolo.
Superbonus
Come funziona il Superbonus?
Con il Superbonus gli interventi di efficientamento energetico (es. cappotto termico e sostituzione caldaia) e di messa in sicurezza antisismica degli edifici godranno di un’aliquota di detrazione pari al 110% del costo degli interventi effettuati. Questa aliquota si applicherà alle spese sostenute dal primo luglio 2020 al 30 giugno 2022. Nel caso di interventi effettuati sulle parti comuni dei condomini o degli edifici composti da due a quattro unità immobiliari di un unico proprietario o in comproprietà per i quali alla data del 30 giugno 2022 siano stati effettuati lavori per almeno il 60% dell’intervento complessivo, la detrazione del 110% spetta anche per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2022. Il beneficiario potrà scegliere se utilizzare la detrazione spettante in cinque quote annuali di pari importo (quattro quote annuali per le spese sostenute nel 2022) o se optare per lo sconto in fattura applicato dai fornitori, oppure per la cessione del credito ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito con facoltà di successiva cessione. L’impresa o le imprese, che effettueranno lo sconto, acquisiranno un credito d’imposta pari al 110% dello sconto applicato in fattura. Tale credito d’imposta sarà utilizzabile in compensazione snello stesso numero di quote annuali di pari importo in cui sarebbe stata fruita la detrazione.
Chi potrà usufruirne?
Potranno beneficiare della detrazione al 110%:
- i condomìni e le persone fisiche, al di fuori dell’esercizio di attività di impresa, arte o professione, con riferimento agli interventi su edifici composti da due a quattro unità immobiliari distintamente accatastate, anche se posseduti da un unico proprietario o in comproprietà da più persone fisiche per interventi sulle parti comuni
- le persone fisiche, al di fuori dell’esercizio di attività di impresa, arti e professioni, su unità immobiliari
- gli Istituti autonomi case popolari (Iacp). In questo caso, il limite di tempo per godere della detrazione al 110% sulle spese relative a interventi di riqualificazione energetica è il 31 dicembre 2022 o nel caso in cui a tale data siano stati effettuati lavori per almeno il 60% dell’intervento complessivo, il 30 giugno 2023
- le cooperative di abitazione a proprietà, per interventi realizzati su immobili dalle stesse posseduti e assegnati in godimento ai propri soci
- le organizzazioni non lucrative di utilità sociale, le organizzazioni di volontariato iscritte nei registri di cui all’articolo 6 della legge n. 266/1991 e le associazioni di promozione sociale iscritte nel registro nazionale e nei registri regionali e delle province autonome di Trento e Bolzano
- le associazioni e società sportive dilettantistiche limitatamente agli interventi destinati ai soli immobili o parti di immobili adibiti a spogliatoi.
Quali tipi di interventi si potranno effettuare?
Per quanto riguarda il Superbonus per gli interventi di efficientamento energetico sarà necessario effettuare almeno uno dei seguenti interventi trainanti al fine di usufruire della detrazione maggiorata al 110% ed eventualmente dello sconto in fattura o della cessione del credito:
- intervento di isolamento termico delle strutture opache (ad esempio il cosiddetto cappotto termico) sulle superfici verticali, orizzontali e inclinate che interessino almeno il 25% della superficie disperdente lorda dell’edificio. L’edificio interessato può essere un condominio,un edificio composto da due a quattro unità immobiliari distintamente accatastate posseduto da un unico proprietario o in comproprietà da più persone fisiche, un edificio unifamiliare, oppure un’unità immobiliare situata all’interno di edifici plurifamiliari purché sia funzionalmente indipendente e disponga di uno o più accessi autonomi
- intervento sulle parti comuni dell’edificio per la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti centralizzati dotati di:
- caldaie a condensazione ad acqua con efficienza energetica stagionale del riscaldamento d’ambiente almeno pari alla classe A di prodotto prevista dal regolamento delegato (UE) n. 811/2013 della Commissione del 18 febbraio 2013 (ηs ≥ 90%)
- pompe di calore e sistemi ibridi assemblati in fabbrica anche con sonde geotermiche ed eventualmente abbinati all’installazione di impianti fotovoltaici e relativi sistemi di accumulo
- impianti di microcogenerazione
- collettori solari per la produzione di acqua calda destinati alla climatizzazione invernale, alla climatizzazione estiva nel caso di pompe di calore reversibili, e alla produzione di acqua calda sanitaria.
- inoltre, sempre per gli interventi sulle parti comuni dell’edificio per la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti centralizzati, ed esclusivamente per i comuni montani non interessati dalle procedure europee di infrazione n. 2014/2147 del 10 luglio 2014 o n. 2015/2043 del 28 maggio 2015 per l’inottemperanza dell’Italia agli obblighi previsti dalla direttiva 2008/50/CE, si potrà effettuare l’allaccio a sistemi di teleriscaldamento efficiente.
- per gli edifici unifamiliari o per unità immobiliari situate all’interno di edifici plurifamiliari purché siano funzionalmente indipendente e dispongano di uno o più accessi autonomi, l’intervento di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti dotati di:
- caldaie a condensazione ad acqua con efficienza energetica stagionale del riscaldamento d’ambiente almeno pari alla classe A di prodotto prevista dal regolamento delegato (UE) n. 811/2013 della Commissione del 18 febbraio 2013 (ηs ≥ 90%)
- pompe di calore e sistemi ibridi assemblati in fabbrica anche con sonde geotermiche ed eventualmente abbinati all’installazione di impianti fotovoltaici e relativi sistemi di accumulo
- impianti di microcogenerazione
- collettori solari per la produzione di acqua calda
destinati alla climatizzazione invernale, alla climatizzazione estiva nel caso di pompe di calore reversibili, e alla produzione di acqua calda sanitaria.
- inoltre, sempre per gli interventi sugli edifici unifamiliari o su unità immobiliari situate all’interno di edifici plurifamiliari purché siano funzionalmente indipendente e dispongano di uno o più accessi autonomi, ed esclusivamente per le aree non metanizzate nei comuni non interessati dalle procedure europee di infrazione n. 2014/2147 del 10 luglio 2014 o n. 2015/2043 del 28 maggio 2015 per l’inottemperanza dell’Italia agli obblighi previsti dalla direttiva 2008/ 50/CE, la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale esistenti potrà essere effettuata con impianti di caldaie a biomassa aventi prestazioni emissive con i valori previsti almeno per la classe 5 stelle. Infine, esclusivamente per i comuni montani non interessati dalle procedure europee di infrazione n. 2014/2147 del 10 luglio 2014 o n. 2015/2043 del 28 maggio 2015 per l’inottemperanza dell’Italia agli obblighi previsti dalla direttiva 2008/50/CE, si potrà effettuare l’allaccio a sistemi di teleriscaldamento efficiente.
Qualora si effettuino, o sulle parti comuni o sulle singole unità abitative, altri interventi previsti dall’ecobonus (es. infissi, schermature solari, sistemi di building automation), o si proceda all’installazione di impianti fotovoltaici, di sistemi di accumulo o di colonnine per la ricarica di veicoli elettrici, si potrà godere di una detrazione al 110% sul valore complessivo di tutti gli interventi, a condizione che tali interventi siano eseguiti congiuntamente ad almeno uno degli interventi strutturali sopracitati. Gli interventi eseguiti devono comportare nel loro complesso il miglioramento di almeno due classi energetiche oppure, ove non possibile, il conseguimento della classe energetica più alta.
Inoltre, si potranno effettuare tutti gli interventi compresi nel cosiddetto sisma bonus, ossia tutti gli interventi che hanno l’obiettivo di rendere più sicuro l’edificio in termini di minore rischio sismico. Si godrà poi della detrazione al 110% anche per la realizzazione di sistemi di monitoraggio strutturale continuo a fini antisismici, se effettuata congiuntamente ad un intervento antisismico sull’edificio. Inoltre, il beneficiario che ha effettuato interventi antisismici riceverà la detrazione al 110% anche sulle spese relative all’eventuale installazione di impianti fotovoltaici e di sistemi di accumulo.
È sempre obbligatorio effettuare uno degli interventi trainanti per ottenere la detrazione o il credito d’imposta al 110%?
Si, salvo l’ipotesi in cui sull’edificio sottoposto ad almeno uno dei vincoli previsti dal codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo n. 42/2004, non sia possibile effettuare interventi trainanti o gli interventi strutturali siano vietati da regolamenti edilizi, urbanistici e ambientali. In tali casi, la detrazione o il credito d’imposta al 110% si applica a tutti gli interventi trainati di riqualificazione energetica, previsti dall’ecobonus, anche se non eseguiti congiuntamente ad almeno uno degli interventi trainanti, ferma restando la condizione che tali interventi portino a un miglioramento minimo di 2 classi energetiche oppure, ove non possibile, il conseguimento della classe energetica più alta.
Ci sono ulteriori vincoli da rispettare per ottenere il Superbonus per gli interventi di efficientamento energetico?
Sì, fermo restando la necessità di eseguire almeno uno degli interventi trainanti, è necessario conseguire un miglioramento di almeno due classi energetiche dell’edificio (condominio o unifamiliare) o delle unità immobiliari situate all’interno di edifici plurifamiliari le quali siano funzionalmente indipendenti e dispongano di uno o più accessi autonomi dall’esterno. Il miglioramento di almeno due classi energetiche potrà essere ottenuto anche realizzando, congiuntamente ad almeno uno degli interventi trainanti, tutti gli altri interventi previsti dall’ecobonus (come la sostituzione di infissi, serramenti, schermature solari, sistemi di building automation, eccetera), compresa anche l’installazione di impianti fotovoltaici e sistemi di accumulo per l’energia prodotta, e dovrà essere dimostrato mediante la redazione di due appositi attestati di prestazione energetica, ante e post intervento, secondo le indicazioni che saranno specificate nel decreto che sarà emanato ai sensi del comma 3-ter dell’articolo 14 del decreto legge n. 63/2013.
Se il mio edificio si trova in classe A3 mi basterà salire alla classe A4 per veder riconosciuta la detrazione o credito d’imposta al 110%?
Sì, la legge specifica che dove non sia possibile conseguire il miglioramento di due classi energetiche, sia sufficiente il conseguimento della classe energetica più alta, per l’appunto l’A4.
Se l’ammontare della detrazione spettante in un anno eccede l’imposta lorda posso recuperare l’incentivo negli anni successivi?
No, la parte non utilizzata di detrazione in un determinato anno non può essere utilizzata negli anni successivi.
Se volessi rifare gli infissi, posare il cappotto termico, installare i pannelli solari, potrei farlo senza esborso monetario?
Sì, con la norma del Superbonus, è possibile effettuare alcuni interventi di ristrutturazione (riqualificazione energetica e antisismico) senza alcun esborso monetario optando, secondo le modalità stabilite con Provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle entrate, in luogo della detrazione fiscale, per lo sconto in fattura. In questo caso, l’impresa riceverà un credito d’imposta pari al 110% del valore dello sconto applicato in fattura.
Come potrà utilizzare il credito d’imposta il fornitore che ha applicato lo sconto in fattura?
L’impresa potrà utilizzare direttamente il credito d’imposta in compensazione in F24 con la stessa ripartizione in quote annuali con la quale sarebbe stata utilizzata la detrazione o potrà cederlo a qualunque altro soggetto (imprese, banche, privati cittadini, eccetera).
Quante volte può essere ceduto il credito di imposta?
Il credito d’imposta potrà essere ceduto illimitatamente a qualsiasi soggetto.
Se un soggetto acquisisce un credito d’imposta, ma durante i controlli dell’ENEA o dell’Agenzia delle entrate viene rilevato che il contribuente non aveva diritto alla detrazione, quel soggetto perde il credito che ha ricevuto?
No, il cessionario che ha acquistato il credito in buona fede non perde il diritto ad utilizzare il credito d’imposta.
Per maggiori info
Consultare il sito dell’Agenzia delle Entrate: https://www.agenziaentrate.gov.it/portale/FAQ
Monopattini elettrici
Quanto pesa un monopattino elettrico?
Il peso di un monopattino elettrico è un fattore piuttosto importante, soprattutto per chi ha la necessità di trasportarlo a mano, di portarlo sui mezzi pubblici o caricarlo in auto. In generale un monopattino leggero, agevole da trasportare, ha un peso che va dai 10 kg fino ad un massimo di 20 kg.
Quale velocità può raggiungere un monopattino elettrico?
I modelli di monopattino elettrico in commercio raggiungono una velocità massima tra i 20 e i 40 km/h, mentre quelli da bambino tra i 6 e i 15 km/h. Benché sul mercato vi siano monopattini elettrici che superano i 25 km/h, è bene ricordare che la normativa vigente in Italia indica una velocità massima di 25 km/h sulla carreggiata della strada e di 6 km/h su aree pedonali. Perché sia quindi possibile guidare sulle nostre strade monopattini elettrici senza incorrere in sanzioni, è necessario che quelli che superano tale velocità abbiano un limitatore. È da precisare che la velocità massima raggiungibile da un monopattino elettrico dipende da diversi fattori, compreso il peso del guidatore e la pendenza della strada.
Quanta autonomia ha un monopattino elettrico?
La distanza massima percorribile prima che la carica della batteria si esaurisca dipende dalla capacità e dalla qualità della batteria stessa ed è influenzata dalle condizioni di guida, dal peso di chi guida il monopattino, dalla velocità e dalle condizioni del terreno. In genere un buon monopattino elettrico dovrebbe consentire un’autonomia di circa 20-30 km, ma ci sono modelli ancora più performanti che arrivano a percorrere ben 40-60 km con una sola ricarica. Un esempio di monopattino elettrico con grande autonomia è il Ninebot Max G30 che arriva a percorrere 65 km con una sola ricarica.
Qual è la potenza ottimale di un motore per monopattino elettrico?
Tra i requisiti indicati dalla normativa vigente nel nostro Paese per la guida dei monopattini elettrici su strada, la potenza del motore, che non deve superare i 500 W. In ogni caso, molti dei modelli oggi in commercio hanno una potenza che si aggira sui 300-350 W, sufficiente per garantire una buona performance del mezzo.
Quale batteria per un monopattino elettrico?
Vi sono due tipi di batteria per i monopattini elettrici: agli ioni di litio e agli acidi di piombo, anche se in genere oggi si utilizzano soprattutto batterie agli ioni di litio. Di una batteria per monopattino elettrico è bene considerare soprattutto la sua capacità per determinare quanta autonomia avrà il mezzo con una singola ricarica; il tempo necessario alla sua ricarica; la sua durata prima che si esaurisca e vada sostituita. La maggior parte dei modelli di monopattino elettrico oggi in commercio montano batterie agli ioni di litio che sopportano più di 500 cicli di ricarica e i modelli di buona qualità raggiungono i 1000-1500 cicli di ricarica prima di dover essere sostituita, e che quindi garantiscono una vita della batteria di più di due anni.
Quali accorgimenti per far durare più a lungo la batteria del proprio monopattino elettrico?
Perché la batteria del monopattino elettrico abbia una vita più lunga, è necessario seguire le indicazioni corrette per la sua ricarica e buone pratiche per il suo corretto mantenimento. Ecco alcuni consigli per allungare la vita della batteria del proprio monopattino elettrico:
– la batteria va ricaricata a freddo, non subito dopo che si è spento il monopattino, ma aspettando che si sia freddata;
– è meglio che la ricarica venga fatta quando la batteria non è completamente scarica, ma abbia ancora un 20% di carica;
– non tenere in carica la batteria per più di 12 ore;
– evitare di lasciare la batteria scarica per lunghi periodi;
– controllare che non vi siano infiltrazioni nel vano batteria e che la batteria si inumidisca.
Qual è la grandezza delle ruote in un monopattino elettrico?
Solitamente i monopattini elettrici adatti per muoversi in modo agile su percorsi urbani hanno ruote con un diametro di 100-110 mm, mentre quelli sportivi, adatti anche per affrontare terreni sconnessi e irregolari, hanno ruote più grandi, dai 200 mm. Alcuni modelli sportivi possono inoltre presentare la ruota anteriore più grande di quella posteriore.
Qual è il carico massimo di un monopattino elettrico?
In genere un buon monopattino elettrico da adulto che abbia una struttura robusta dovrebbe sostenere in modo adeguato un carico di almeno 100 kg, ma ve ne sono alcuni modelli che supportano bene anche un peso maggiore, talvolta fino a 200 kg.
Quanto tempo ci vuole a ricaricare un monopattino elettrico?
La durata della ricarica della batteria dipende dai diversi modelli; in genere ci vogliono tra le 4 e le 6 ore. Vi sono comunque modelli che garantiscono una ricarica ancora più veloce.
Quanto costa una ricarica del monopattino elettrico?
Adesso vediamo quanto consuma un monopattino elettrico, in quanto è una domanda che spesso ci viene fatta. Il costo di una ricarica completa dipende dalla capacità della batteria e dalla tariffa dell’energia elettrica, in ogni caso si può considerare un costo di circa 30-50 centesimi per una singola ricarica.
Come si comporta in salita il monopattino elettrico?
Il grado di pendenza superabile da un monopattino elettrico dipende dalla potenza del motore e anche dal peso di chi lo guida e dallo stato della batteria. In genere i monopattini elettrici con un motore da 350 W, se guidati da una persona di peso medio, superano bene le pendenze di 15-20%.
Quale manutenzione richiede un monopattino elettrico?
I monopattini elettrici richiedono poca manutenzione. Importante soprattutto controllare che non si infiltri acqua nel vano della batteria, controllare periodicamente lo stato delle ruote, l’usura dei freni, che le viti siano sempre ben strette e la lubrificazione delle parti mobili.
Si può guidare il monopattino elettrico in caso di pioggia?
Oggi i monopattini elettrici in commercio sono quasi tutti adeguatamente pensati per non subire danni alla struttura esterna, alla batteria e alle parti elettriche in caso di pioggia leggera e se si superano pozzanghere. In ogni caso, è bene controllare, in fase di acquisto, la certificazione IP del monopattino elettrico per capire il suo grado di impermeabilità (una certificazione IP54, per esempio, indica una buona protezione da pioggia debole e schizzi d’acqua). Per quanto riguarda la sicurezza durante la guida, è bene prestare la massima attenzione al manto stradale bagnato ed è bene sapere che una maggiore stabilità è data da pneumatici gonfiabili con camera d’aria.
Per guidare un monopattino elettrico è necessario un abbigliamento specifico?
Per la circolazione su strada, la normativa obbliga a tenere accese le luci anteriori e posteriori a partire da mezz’ora dopo il tramonto e nel caso di scarsa visibilità, per esempio in caso di pioggia o nebbia. Per una maggiore sicurezza si consiglia di indossare un buon casco e giubbotti o bretelle ad alta visibilità per essere sempre beni visibili anche durante il giorno.
Per guidare un monopattino elettrico servono targa e assicurazione?
La vigente normativa inquadra i monopattini elettrici come velocipedi e dunque la targa non è necessaria e l’assicurazione non è obbligatoria, anche se consigliata.
C’è l’obbligo delle luci per i monopattini elettrici?
Tra i requisiti fondamentali per la corretta circolazione dei monopattini elettrici su strada vi è quello dell’obbligo di luci anteriori e posteriori per garantire una buona visibilità e segnalare in modo consono la propria presenza agli altri utenti della strada. L’attuale normativa prevede che siano sempre accese da mezz’ora dopo il tramonto e in tutte le occasioni di scarsa visibilità.
A quale età si può guidare un monopattino elettrico?
Secondo la normativa vigente la circolazione su strade pubbliche con monopattino elettrico non è permessa al di sotto dei 14 anni. Inoltre fino ai 18 anni vi è l’obbligo di casco.
Per guidare un monopattino elettrico il casco è obbligatorio?
Il casco non è obbligatorio se non per i ragazzi dai 14 ai 18 anni, ma è comunque fortemente raccomandato in ogni caso.
I monopattini elettrici con sellino sono legali?
Benché in commercio vi siano modelli di monopattini elettrici dotati di sedile (fisso o removibile) e che questo può garantire una maggiore comodità soprattutto per le lunghe percorrenze, è da tenere presente che la normativa che regola la circolazione dei monopattini elettrici su strada nel nostro Paese ne considera attualmente vietata la presenza. I monopattini elettrici sono infatti destinati a essere utilizzati con postura in piedi.
Quanto costa un monopattino elettrico?
I molti modelli di monopattino elettrico oggi in commercio variano per le loro caratteristiche tecniche e ciò influisce notevolmente sul loro prezzo di acquisto. Benché siano commercializzati monopattini elettrici anche al di sotto dei 300 euro, un modello di qualità accettabile parte più o meno da questa cifra, fino ad arrivare alle diverse migliaia di euro.
Conviene acquistare un monopattino elettrico usato?
Ovviamente acquistare un monopattino elettrico usato è più conveniente in termini di costi di un monopattino nuovo, ma, a meno che non si abbia un rivenditore di fiducia che ci sappia ben consigliare o si sia particolarmente esperti, decidere di acquistare un monopattino elettrico usato potrebbe essere rischioso perché alcuni requisiti fondamentali potrebbero non essere garantiti. In un monopattino elettrico usato vanno controllati in special modo le caratteristiche di sicurezza e di performance, quali la batteria (le sue condizioni e quanto è stata usata); lo stato delle ruote; l’efficienza dei freni; se il monopattino elettrico usato presenta danni alla struttura o se è evidente che sia stato utilizzato in modo troppo intensivo o scorretto dal precedente proprietario.
Dove cercare parti di ricambio per il proprio monopattino elettrico?
Molti produttori, soprattutto quelli più grandi e noti, mettono a disposizione della clientela accessori e ricambi originali per i monopattini elettrici a loro marchio. Pertanto per tali richieste bisogna rivolgersi direttamente al centro assistenza autorizzato della marca del proprio monopattino elettrico.
Come trovare accessori per il proprio monopattino elettrico?
Spesso anche un piccolo accessorio può migliorare l’esperienza con il proprio monopattino elettrico, in quanto ne può ottimizzare la praticità, la comodità, la sicurezza o anche l’aspetto estetico. Noi abbiamo pertanto creato una pagina dedicata agli accessori per monopattini elettrici in modo da rendere più semplice l’individuazione e la scelta di quello più adatto alle vostre esigenze.
Bici elettrica
Quanto può andare veloce una bici elettrica?
Una delle domande più frequenti sulle e-bike è la loro velocità. La prima cosa da ricordare è che anche se le E-bike hanno un motore, sono biciclette. Per la legislazione europea, una bici elettrica deve avere un motore con una potenza massima di 250 W, che assiste la bici elettrica fino a una velocità massima di 25 km/h oltre i quali il motore si ferma. Se il supporto del pedale permette di andare oltre questi limiti, la bici diventa una cosiddetta “speed pedelec” che sono categoria a parte e hanno bisogno di una omologazione a parte.
In che modo viene misurata la potenza del motore per una bike?
L’abbiamo detto sopra, per l’Articolo 50 del Codice della Strada italiano la potenza massima (nominale) che può esprimere il motore elettrico su strade pubbliche è di 250 Watt. Per nominale si intende “media”. Può capitare infatti che nelle partenze e in particolari situazioni di stress del motore esso generi potenze di picco superiori ai 250 watt. Tra le caratteristiche tecniche del motore c’è la coppia motrice, che esprime la forza di rotazione del motore e si misura in Nm (quanti Newton a un metro dal centro dell’asse motore). Nel caso di un motore al mozzo la coppia è costante perché dipende dalla dimensione della ruota e dalla forza rotativa del motore stesso. Invece in un motore centrale, che sfrutta le marce del cambio, la coppia trasmessa al suolo è variabile proprio come la velocità, perché dipende dal rapporto scelto.
Con una bicicletta elettrica si fatica o no?
Sfatiamo subito la falsa credenza per cui “con una eBike non si fa fatica”, perché non è assolutamente vero. Dal motore riceviamo sì dell’assistenza ma che non sostituisce mai al 100% il nostro sforzo. Certo con la bicicletta elettrica si fa meno fatica che con una muscolare a parità di distanza, ma se raddoppiamo la distanza otteniamo lo stesso sforzo fisico della bici muscolare. Anzi, con una bici elettrica il movimento del pedale è più costante, ci sono meno strappi, risultando meno traumatico.
Quanti livelli di assistenza ha una ebike?
Da un minimo di 3 ad un massimo di 5 i livelli di assistenza possono essere molteplici e nelle centraline più evolute, attraverso App dedicate, anche programmabili e personalizzate, aggiungendo livelli a proprio piacimento, più lineari o progressivi a seconda delle esigenze.
Quanta autonomia hanno le batterie di una ebike?
Detta diversamente, quanta strada (km) possiamo percorrere prima che la batteria si scarichi del tutto? Il valore dichiarato all’acquisto è indicativo perché dipende da molti fattori. L’autonomia in primo luogo è determinata dalla quantità di energia che la batteria contiene (una batteria di 500 nm sarà più capiente rispetto ad una da 250nm e permetterà di fare più chilometri). Ma l’autonomia dipende anche da molti altri fattori. L’attrito dei copertoni sul terreno e l’impatto con l’aria. Pensate che con una city eBike in assenza di vento, a 25 km/h, più del 50% della forza motrice serve per vincere l’attrito dinamico con l’aria stessa.
Un peso maggiore sulla bicicletta elettrica contribuisce a diminuire l’autonomia perché aumenta l’attrito volvente. E poi il livello di assistenza scelto influenza profondamente l’autonomia residua della bicicletta elettrica. Altro fattore è la pendenza del percorso, un’altra condizione che influenza l’autonomia. Il percorso in salita consuma molta più energia di un percorso pianeggiante.
La batteria si ricarica quando vado o quando freno?
Nei motori attuali assolutamente no. La batteria si scarica e non si carica se non con l’energia elettrica. Anche se ci sono delle eccezioni. L’italiana Zehus ha un motore che si ricarica (parzialmente) quando non si pedala, proprio come avviene con le auto con motore ibrido. Ha il motore al mozzo ed è equipaggiata su alcune urbane bike.
Se piove o se lavo l’e-bike cosa succede?
Assolutamente nulla. Le moderne ebike dei motori più blasonati sono impermeabili all’acqua e sono resistenti anche al lavaggio in alta pressione dei car wash. Prima però di lavarle con getto ad alta pressione leggete le specifiche, ci possono essere eccezioni nei motori più economici.
Come si ricaricano le ebike?
Con una normale presa di corrente. La velocità di ricarica dipende da vari fattori: tipologia della batteria e soprattutto la sua capacità. Una batteria da 250W si ricaricherà molto più velocemente di una da 500.
Perché una e-bike costa 500 euro e un’altra 5000 euro
Il costo di una bici elettrica a pedalata assistita può variare moltissimo. Si può partire da poco meno di 1.000 euro per un modello molto basilare da città sino ad arrivare a cifre da vera moto con i modelli più sofisticati, che possono raggiungere e superare i 10.000 euro con telaio in carbonio e componenti d’alta gamma. Non faremo qui una disquisizione sui montaggi e i materiali, la cui differenza di prezzo tra il minimo e il massimo costituisce un abisso. Se l’obiettivo è una buona bici per la montagna l’investimento non sarà certamente basso ma va detto che sono modelli molto sofisticati anche a livello di telaio, sospensioni, freni e cambio. I modelli da città sono ovviamente più economici.
Quanto dura una ebike?
Buona notizia: i motori elettrici non hanno bisogno di controlli e manutenzione periodica. Va solo prestata attenzione a controllare il serraggio dei bulloni del telaio visto che su queste bici è maggiore lo stress su telaio e componenti, a causa del peso superiore. È sulla batteria che arrivano le note dolenti, dato che non sono eterne e con il tempo tendono ad esaurirsi, come tutti gli accumulatori. I produttori dichiarano un rendimento per un certo numeri di cicli di ricarica e vengono date funzionali per 500/700 cicli di ricarica. Nel caso l’accumulatore dovesse usurarsi si può tranquillamente cambiare a patto che sia lo stesso modello. Purtroppo in tal senso i costi non sono contenuti, dato che una batteria può costare diverse centinaia di euro, e in seconda analisi può risultare difficile reperirle a causa delle complicazioni dovute alla molteplicità di attacchi presenti su diverse bici e il fatto che ogni anno i produttori sfornano modelli sempre diversi e più performanti. Purtroppo non è il caso neanche di dotarsi di una seconda batteria al momento dell’acquisto, dato che il tempo le può usurare ugualmente anche se usate poco. Diverso il discorso quando una seconda batteria è acquista per poter disporre durante le escursioni di una maggiore autonomia.
Wall Box
Wall Box: cos’è il sistema di ricarica domestico
Al centro della svolta ecologica legata al trasporto privato a zero emissioni ci sono le Wall Box, dispositivi con i quali ricaricare le batterie delle vetture elettriche in casa. Questi apparecchi ricordano le colonnine di ricarica tradizionali, tuttavia hanno dimensioni più compatte e vengono montati a parete.
Si tratta di una soluzione che consente di ottimizzare lo spazio a disposizione, riducendo l’ingombro e trasformando una semplice presa di corrente in una centrale di ricarica evoluta. La loro installazione è regolata da apposite normative (CEI EN 61851-1), le quali indicano i criteri e i parametri da rispettare per la sicurezza.
Ovviamente, il box per la ricarica dell’auto elettrica va sistemato in ambienti esterni all’abitazione, ad esempio nei pressi del posto auto o in un garage. Al contrario, negli edifici condominiali e in altri luoghi di accesso comune è necessario optare per configurazioni diverse, con un collegamento diretto dell’EV alle colonnine di ricarica. Ad ogni modo, l’impianto deve essere certificato da un tecnico abilitato, affinché venga considerato perfettamente a norma.
Wall Box: come funziona questo tipo di ricarica
Il funzionamento delle Wall Box domestiche per la ricarica è piuttosto complesso a livello tecnico, tuttavia per una persona che utilizza il sistema è tutto abbastanza semplice. Basta contattare un tecnico specializzato per la certificazione dell’impianto, dopodiché è possibile collegare il sistema di ricarica.
La Wall Box assicura un trasferimento di energia sicuro ed efficiente, adeguando la potenza della rete elettrica di casa a quella dell’auto elettrica da ricaricare. A seconda del tipo di connettore il dispositivo offre una velocità diversa, con opzioni di Tipo 1 o 2.
La potenza di una Wall Box, espressa in chilowatt, può arrivare fino a 7,5 kW in monofase, altrimenti, optando per un altro tipo di configurazione, è possibile raggiungere fino a un massimo di 22 kW in trifase. Alcuni modelli presentano anche la funzione Dual, per effettuare due ricariche allo stesso tempo se opportunamente calibrati con la rete elettrica.
Vantaggi Wall Box: ecco perché conviene
L’uso della Wall Box è consigliato quando si vuole ricaricare una macchina elettrica tramite la rete domestica privata o condominiale. Naturalmente è possibile usare il dispositivo anche per altri veicoli a zero emissioni, come monopattini elettrici e biciclette a pedalata assistita per coprire l’ultimo miglio senza inquinare.
Questo sistema garantisce una ricarica sicura, con uno scambio di energia omogeno che preserva anche l’integrità della batteria. Rispetto alle prese classiche è possibile potenziare il servizio, con una ricarica più rapida e prestazioni superiori, tenendo conto che un cavo tradizionale in monofase supporta appena 2 kW, mentre la Wall Box può arrivare fino a 7,5 kW.
Oggi esistono modelli di Wall Box per impianti monofase e trifase, con soluzioni adatte a qualsiasi sistema elettrico residenziale. Con le funzioni smart si possono anche controllare i consumi energetici, verificare lo stato della ricarica e le performance della rete, con meccanismi di sicurezza che tutelano contro eventuali cortocircuiti e altre alterazioni.
Wall Box, costo e spese da sostenere
Il costo delle Wall Box è piuttosto variabile, infatti dipende da vari fattori:
- il modello di wall box;
- il tipo di sistema da installare;
- la potenza erogata;
- la tecnologia integrata;
- eventuali interventi accessori.
Inoltre, bisogna considerare il prezzo dell’energia elettrica, secondo le tariffe applicate dal proprio gestore e tenendo conto della maggiore potenza erogata da questi dispositivi, con prestazioni più elevate rispetto alle prese elettriche normali della casa.
Allo stesso modo, bisogna capire quanto costa installare una Wall Box per la ricarica dell’auto elettrica, infatti a seconda del fornitore la spesa da sostenere può essere molto diversa. Il montaggio del sistema, invece, può avvenire per conto proprio, oppure affidandosi a un’azienda specializzata.
Wall Box domestiche: come ricaricare l’auto elettrica nel box
La ricarica con la Wall Box è davvero semplice, infatti dopo aver installato il sistema giusto basta collegare la batteria dell’auto all’impianto, usando l’apposito cavo in dotazione.
La velocità della ricarica con la Wall Box è legata a due fattori:
- la potenza del dispositivo di ricarica;
- la potenza della batteria dell’auto elettrica.
Ad esempio, con una capacità tradizionale di 3,7 kW ci vogliono circa 12/14 ore di tempo, considerando una batteria di media potenza da 50 kWh. Invece con un sistema compatibile a 7,5 kW le tempistiche di ricarica di dimezzano, scendendo a circa 6/7 ore.
I veicoli elettrici moderni possono garantire circa 300-400 Km di autonomia, quindi non è necessario ricaricare la vettura ogni giorno. In questo caso ci possono volere appena poche ore, ripristinando soltanto la carica consumata durante la giornata.
Wall Box: quale scegliere per la ricarica dell’auto elettrica
La scelta di una Wall Box non è un’operazione facile, infatti si tratta di una decisione complessa, in quanto bisogna valutare diversi aspetti tecnici. Innanzitutto, è necessario considerare il modello di auto elettrica, verificando il tipo di caricatore e la compatibilità della presa. Inoltre, è indispensabile tenere conto delle proprie abitudini di mobilità e del tipo di impianto presente in casa.
Una soluzione efficace per semplificare la gestione delle auto green è il noleggio a lungo termine di auto elettriche, per pagare un canone tutto compreso e agevolare il passaggio alla mobilità sostenibile. Con LeasePlan è possibile usufruire di un servizio completo, il quale include l’infrastruttura di ricarica, e quindi della Wall Box, l’accesso a oltre 110 mila punti di ricarica interoperabili in tutta Europa e un supporto professionale dedicato per la mobilità green.
Bonus Sociale per disagio economico
A chi spetta
Le novità introdotte quest’anno per il bonus per disagio economico non riguardano i requisiti necessari per ottenere questa agevolazione. Le condizioni previste per avere diritto al bonus per disagio economico, infatti, non sono cambiate.
È necessario appartenere ad:
- un nucleo familiare con indicatore ISEE non superiore a 8.265 euro
- un nucleo familiare con almeno 4 figli a carico (famiglia numerosa) e indicatore ISEE non superiore a 20.000 euro
- un nucleo familiare titolare di Reddito di cittadinanza o Pensione di cittadinanza.
Il bonus sociale luce viene erogato sia ai clienti che hanno aderito a un’offerta sul mercato libero dell’energia sia a quelli serviti in maggior tutela. Verrà automaticamente riconosciuto anche in caso di cambio fornitore.
Lo stesso vale per il bonus sociale gas, per accedere al quale tuttavia è necessario essere allacciati alla rete cittadina del gas, perché l’agevolazione non può essere riconosciuta se si utilizza gas metano o GPL in bombola.
Come ottenere il bonus sociale luce e gas
Dal 1° gennaio 2021, come previsto dal decreto legge 26 ottobre 2019 n. 124, convertito con modificazioni dalla legge 19 dicembre 2019, n. 157 chi ha diritto al bonus luce e gas per disagio economico non dovrà più presentare una specifica domanda presso i Comuni o i CAF: sarà sufficiente presentare ogni anno solo la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU), tramite ad esempio il Comune, i CAF o il sito INPS, al fine di ottenere l’attestazione ISEE.
La Dichiarazione Sostitutiva Unica presentata per accedere alle prestazioni sociali agevolate (mensa scolastica, assegno di maternità, bonus bebè, ecc.), consentirà anche l’accesso automatico al bonus sociale per disagio economico, qualora ne sussistano le condizioni.
In presenza dei requisiti di reddito, l’INPS invierà i dati del nucleo familiare al Sistema Informativo Integrato (SII*).
Il SII avrà un ruolo centrale:
acquisirà le informazioni dall’INPS, identificherà le forniture da agevolare e le comunicherà a venditori e distributori di energia elettrica e gas, indicando il periodo di validità dell’agevolazione.
*Sistema Informativo Integrato (SII) gestito dalla società Acquirente Unico. Il SII è una banca dati informatica che contiene informazioni utili ad individuare le forniture elettriche e gas.
La nuova modalità di erogazione del bonus sarà operativa secondo le tempistiche previste dalla delibera ARERA n.63/21 a partire dal secondo semestre 2021 e saranno riconosciute, con accredito in bolletta, anche le eventuali quote già maturate relative ai precedenti mesi dell’anno.
Ogni nucleo familiare ha diritto, per l’anno di competenza, a un solo bonus per tipologia (elettrico, gas, idrico).
Bonus sociale luce per disagio fisico 2021
Nulla cambia, invece, per il bonus sociale per disagio fisico. Questa agevolazione è riconosciuta, in caso di gravi condizioni di salute, per l’utilizzo di apparecchiature elettromedicali che comportano un elevato consumo di energia elettrica. L’agevolazione non è legata all’ISEE, ma l’ammontare dipende dal consumo annuo dei macchinari salvavita utilizzati. I potenziali beneficiari dovranno continuare a farne richiesta presso i Comuni di residenza o gli enti da essi designati, quali i CAF abilitati, come in passato.
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